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nuovi minimi retributivi e contr.2013
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Rispondi: nuovi minimi retributivi e contr.2013
Oggetto
[quote="anonymous post=4333 userid=0"]Comprendo la situazione, abbastanza comune. Nonostante a volte ci siano più familiari dello stesso grado e con gli stessi obblighi (quelli sanciti dall’art.433 del codice civile), c’è sempre il fenomeno del “ruolo”, cioè del fatto che bene o male tocca sempre a qualcuno più che ad altri farsi carico dei problemi, e solo nel caso di ricovero in casa di riposo si riesce a far sì che anche gli altri contribuiscano. Il contratto di lavoro domestico non prevede la possibilità di assumere a tempo determinato, se non in casi particolari(sostituzioni per ferie, maternità ,ecc.). E’ anche vero che , potendo il datore di lavoro licenziare quando vuole, in pratica si viene a realizzare lo stesso risultato, a parte il dovere di corrispondere l’indennità di preavviso( che con un rapporto a tempo determinato non ci sarebbe). Come per tutti gli altri contratti di lavoro, in caso di licenziamento per volontà del datore di lavoro (per causa giusta o meno), il lavoratore ha diritto, sempre che vengano soddisfatti alcuni requisiti, a vedersi riconosciuta dall’INPS l’indennità di mobilità. Il ministro Fornero, oltre alle note altre furbate intese a fare cassa , ha introdotto una penale a carico del datore di lavoro che licenzia, intesa come contributo agli oneri che l’INPS dovrà sostenere nei confronti del lavoratore licenziato. La norma, compresa nel DL sviluppo, dovrebbe essere entrata in vigore il 1° gennaio, ma io non ho trovato conferme, e nemmeno piena chiarezza su importi ed ambito di applicazione. Consisterebbe in un contributo pari al 41% della retribuzione mensile, per ogni anno di anzianità. Significa in pratica uno stipendio in più se licenzi dopo 2 anni. In poche parole: non puoi assumere a tempo determinato, e se vuoi licenziare devi pagare. Ecco perché ho precisato 9-10 anziché 10-11: C’è la tassa? Licenzio prima e vado in pari. Una soluzione alternativa al mio ‘giochetto’ potrebbe essere convincere la badante a farsi un mese di aspettativa non retribuita. Ma quale è la badante che accetterebbe di restare senza retribuzione per un mese, quando può, se licenziata, campare un anno a carico dell’INPS? Se la Fornero si fosse accorta che per le badanti la disoccupazione INPS è una manna, che paghiamo tutti noi, forse qualcosa di buono l’avrebbe fatto. Non è raro che le badanti CHIEDANO di essere licenziate per tornarsene a casa dove gli stipendi medi sono la metà di quanto prenderanno invece per un anno dall’INPS. Con un solo anno di lavoro qui, in pratica, prendono quanto tre anni a casa loro. Anziché colpire i datori di lavoro che ‘abusano’ del licenziamento (se un datore di lavoro licenzia vuol dire che non ha soldi , o non ha lavoro da offrire, o il lavoratore fa danni ), la Fornero doveva forse inventare qualcos’altro (e di buono, almeno una volta...) Paolo[/quote]
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